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Rapporti tra Energia, Gas, Petrolio, Economia.

Nell’ambito dell’ultimo appuntamento annuale del GECF (Gas Exporting Countries Forum) – il 7mo, dal primo di Teheran nel 2001 – questa volta ospitato a Mosca, i 15 paesi maggiori produttori ed esportatori mondiali di gas naturale hanno costituito formalmente una nuova organizzazione con segretariato permanente a Doha, capitale del Qatar. La firma del trattato comune sembra un’intesa strategica per regolare l’economia del gas, dato che complessivamente il GECF – fra i quali, Russia, Iran, Qatar, Venezuela e Algeria – ne controlla più del 70% delle riserve e del 40% della produzione totale.

Il prezzo del greggio “praticamente diviso per quattro” negli ultimi mesi ha innalzato i costi per esplorare, produrre e trasportare il gas.

Viste le tante voci che, concordi, ribadiscono la convenienza economica delle fonti di energia rinnovabili, sembra quasi impossibile trovare qualche resistenza, eppure le ultime vicende politiche internazionali lasciano qualche dubbio in tal senso. Basterebbe che i politici più influenti (che si spera siano anche quelli più coscienziosi) dessero un’occhiata ai dati della Ewea, l’associazione europea per l’energia eolica. Se, infatti, per via della difficile situazione finanziaria molti settori produttivi sono in una fase di stallo e si vedono costretti ad operare decisi tagli al personale (o magari colgono solo la ghiotta occasione per farli senza risponderne) il settore eolico gode di ottima salute ed impiega, nella sola Unione Europea, oltre 108.500 persone.

Nel 2003 l’industria dell’energia eolica impiegava poco più di 48.000 persone. I conti sono facili: in cinque anni, nonostante l’11 settembre, le guerre in Medio Oriente e la crisi economica (così abbiamo toccato i tre elementi normalmente addotti per giustificare gli insuccessi politici e finanziari dei governi!), il settore eolico ha aumentato di oltre il 100% l’occupazione. Un successo clamoroso che è decisamente approssimato per difetto in quanto non tiene conto dell’indotto, che permetterebbe di incrementare il numero di addetti di un ulteriore 50%. I paesi che più hanno investito nell’energia eolica sono la Danimarca – leader tra le altre cose anche nel settore foto-voltaico – la Germania e la Spagna.

In questi paesi si è assistito ad uno spostamento dei lavoratori da altri comparti dell’industria energetica a quello eolico, attenuando di molto la crisi occupazionale che ha investito anche il settore dell’energia. La metà degli addetti si dedica alla costruzione delle turbine mentre la restante metà si occupa della progettistica, della ricerca, della promozione e commercializzazione dei parchi eolici e dell’energia che vi si produce. Insomma, non solo operai: c’è lavoro per tutti! Al momento, secondo la Ewea, il 7,3% dei lavoratori del settore energia è impiegato nel settore eolico: nel 2020, l’anno in cui dovrebbero raggiungersi gli ambiziosi (ma appena sufficienti) traguardi di kyoto, si stima che vi lavoreranno circa 318.000 persone.

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